I Longobardi nel Lecchese

I MUSEI CIVICI DI LECCO

 

I reperti longobardi trovati sul territorio sono conservati nei Musei Civici di Lecco. Inaugurati nel 1888, contengono testimonianze dal Paleolitico all'Alto Medioevo.

 

Contatti

Palazzo Belgiojoso

Corso Matteotti n. 32, 23900 Lecco

telefono: 0341481248 (Sede espositiva);

0341481247 (Direzione)

fax: 0341369251 (Direzione)

 

e-mail: segreteria.museo@comune.lecco.it

web: www.museilecco.org

 

APPROFONDIMENTO:

L'Alto Medioevo a Lecco

(dal sito Rete Museale Alto Medioevo Lombardo)

 

A partire dalla tarda romanità, il territorio lecchese - come tutta la zona a Nord di Milano - venne interessato dalla costruzione di un sistema di fortificazioni. Questo limes subalpino è stato eretto per difendere la citta' dalle incursione dei barbari e dalle lotte interne tra i pretendenti l'Impero. L'importanza militare del territorio è testimoniata dall'insediamento fortificato di eta' gota di Monte Barro, costruito intorno alla meta' del VI secolo, e dei centri fortificati di S. Stefano di Lecco e di Brivio. Il Lecchese fu teatro di alcuni importanti fatti d'arme come la battaglia combattuta sull'Adda nel 490 tra Teodorico, re degli Ostrogoti, e Odoacre, re degli Eruli, e altri scontri tra duchi e re longobardi, come quello datato al 678 tra Alahis e Cuinperto, a cui parteciparono i due fratelli Aldo e Grauso, sepolti nella cappella di Beolco presso Calco. L'VIII e il IX secolo segnarono un momento di ripresa con l'estensione dei terreni agricoli in collina, la colonizzazione delle aree di montagna e l'incremento delle coltivazioni pregiate, in particolare l'olivicoltura e la viticoltura, nei paesi del lago. L'organizzazione del territorio e l'economia avevano il loro centro nelle corti, nuclei che svolgevano funzioni sia amministrative sia militari sui vasti fondi agricoli. Le nuove devastazioni tra la fine del IX e la prima metà del X secolo, in particolare quelle dei temuti Ungari, portarono ad una nuova ondata di fortificazioni, spesso sorte su quelle preesistenti. Negli stessi anni si assiste anche alla riorganizzazione ecclesiastica delle campagne, con l'istituzione delle pievi, sedi delle chiese battesimali che, appartenendo alla diocesi di Milano, praticavano il rito ambrosiano. A partire dal 888, durante il regno d'Italia il territorio di Lecco fu costituito in Comitato, che durò fino al 961 con la caduta dell'ultimo re d'Italia, Berengario I. In seguito a questi fatti, il Lecchese venne smembrato e spartito tra i vescovi di Como, Bergamo e Milano.

 

Nello spazio espositivo dedicato all'età tardoromana la crescita economica e produttiva del territorio, conseguente alla militarizzazione dell'area, è documentata dai ritrovamenti funerari. Di particolare interesse sono i corredi di una piccola necropoli rinvenuta a Molteno, le cui tombe sono state utilizzate piu' volte, secondo una pratica diffusa, dal IV al VI secolo. Gli uomini di questa comunita' tradizionalmente esercitavano il mestiere di fabbri, come testimoniato da alcuni attrezzi da lavoro individuati nelle sepolture. Una grande cintura militare in bronzo indica, inoltre, che uno dei defunti aveva militato nell'esercito in Germania, zona di produzione dell'oggetto. Nella sezione propriamente dedicata all'altomedioevo sono esposti i materiali di S. Martino in Agra e dell'oratorio di Garbagnate Monastero. La chiesa di S. Martino ha restituito una capsella in arenaria, un contenitore per reliquie di pietra ollare e un'antica chiave. Dalla chiesa dei SS. Nazaro e Celso di Garbagnate proviene un corredo tombale longobardo databile tra la fine del VI e l'inizio del VII secolo, a pochi decenni dall'invasione longobarda. Il recente conferimento al Museo, da parte della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia, dei reperti emersi dagli scavi di S. Stefano a Garlate ha permesso di esporre una scelta dei materiali più significativi, tra cui lapidi paleocristiane, diversi oggetti di corredo (una fusarola, guarnizioni da cintura, pettini in osso e due anelli) e una crocetta in bronzo (parte del sistema di sospensione di una lampada). Per completare il quadro dei reperti rinvenuti in questo sito viene proposta una riproduzione della capsella paleocristiana, il cui originale e' conservato presso la parrocchia di S. Stefano. Su uno dei lati di questo manufatto compare un agnello che tocca con un bastone una roccia, mentre un secondo agnello, accovacciato, beve l'acqua che ne fuoriesce. Anche sugli altri lati, purtroppo lacunosi, compaiono coppie di agnelli. Questi animali, nella simbologia cristiana, rimandano a Cristo, "l'Agnello di Dio che toglie i peccati dal mondo", e, in alcuni casi, alludono anche ai credenti. La scena meglio conservata richiama l'episodio del libro dell'Esodo in cui Mose' fa scaturire l'acqua da una roccia e simboleggia il popolo di Dio che si abbevera alla sorgente della fede.

 

Alcuni sussidi grafici tra cui pannelli di sala, pannelli interni alle vetrine e didascalie sintetiche, nonchè schede di approfondimento, poste in contenitori a muro, guidano il visitatore nel costruire il proprio percorso di visita, mentre il plastico del Grande Edificio di Monte Barro, la copia della capsella di Garlate e la ricostruzione dell'equipaggiamento dei guerrieri integrano il materiale esposto.

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